Il segretario dem: “Solo una coalizione unita e coesa sarà in grado di prendere il testimone da Draghi. Il mio modello è quello di Scholz con la Merkel”.
SIENA – All’inizio, lo stemma del Pd non c’era: sul palchetto dell’hotel Garden allestito per la conferenza stampa del segretario nazionale campeggiava solo il simbolo – anonimo – col quale Enrico Letta ha corso alle suppletive toscane: un tondo rosso con il suo nome e cognome ma nessun logo di partito, “l’ha nascosto, se ne vergogna”, l’accusa lanciata dagli avversari. Una scelta necessaria in realtà, spiegò lui allora, per rappresentare il centrosinistra largo, da Iv al M5S, che aveva deciso di sostenerlo. Per questo, quando prima di pranzo scende per un sopralluogo, il leader pretende che il simbolo del Pd compaia sul podio dal quale, a sera, commenterà il risultato delle amministrative. Sente profumo di vittoria e vuole che sia ben chiaro a chi va attribuita. “A marzo, mai avrei immaginato di vivere una giornata così straordinaria”, scandisce. “Quella di oggi è la prova che la destra si può battere e che si vince se allarghiamo. Siamo tornati, ovunque, in sintonia con il Paese”.
Se dovesse sintetizzare in due parole il risultato di oggi, quali userebbe segretario Letta?
“Orgoglio e rivincita verso tutte le approssimazioni, le critiche e le polemiche di questi mesi. Oggi può nascere una nuova stagione politica, il nuovo Ulivo: un centrosinistra moderno e anche radicale, nei comportamenti e nei temi. La dimostrazione che non esiste contrapposizione tra diritti sociali e diritti civili: la persona è una e si realizza nel lavoro come nella propria identità”.
Lei ha parlato di grande successo del centrosinistra e del Pd: ha capito qual è stata la chiave?
“Aver privilegiato l’unità: intanto quella interna al Pd che ci ha consentito di superare le divisioni del passato; in secondo luogo l’unità del centrosinistra, che siamo riusciti a realizzare in quasi tutti i comuni dove si è votato, mentre nel 2016 la situazione era opposta e al primo turno non fummo in grado di vincere nessuna città. E poi l’unità del Paese, che ha attraversato un momento difficilissimo: la nostra vittoria rafforza l’Italia perché rafforza il governo Draghi”.
Non starà esagerando? In che modo la vittoria del centrosinistra alle amministrative rafforza l’Italia e il governo Draghi?
“Dopo il voto di oggi l’Italia è ancora più europea perché ha premiato uno schieramento progressista, che ha nell’Europa il suo punto di riferimento e nel Pd il baricentro. Dall’anno prossimo si dovrà rientrare in regole di bilancio più severe, operare scelte complicate: solo una coalizione unita e coesa sarà in grado di prendere, nel 2023, il testimone da Draghi. Il mio modello è quello di Scholz con la Merkel: garantire continuità al governo dentro un percorso complesso. Perciò faccio un appello agli alleati è: in questi sei mesi di unità abbiamo capitalizzato un patrimonio, non disperdiamolo ai ballottaggi”.
A Roma però il centrosinistra era diviso in tre, a Torino idem. Come farà a convincere Conte e Calenda ad appoggiare i vostri candidati?
“Noi ci affideremo agli elettori e gli chiederemo di fare una scelta chiara: o di qua o di là. Di votare per i nostri candidati, che sono tutte personalità di alto profilo, anziché per quelli del centrodestra che ha alzato bandiera bianca. E lo faremo rivolgendoci innanzitutto alle liste a noi più vicine. Io ho visto il M5S in migliore salute laddove era alleato con noi. E con Calenda dobbiamo convergere, anche se lui ha deciso in prima battuta di correre da solo. Il mio compito sarà ora persuadere tutti che stare insieme è l’unico modo per vincere, fra quindici giorni e alle politiche del 2023”.
Salvini sostiene che avete vinto più per demerito loro che per meriti vostri. E che ad aiutarvi è stata anche la bassa affluenza…
“Il centrodestra ha sbagliato i candidati sindaci, ha scelto personaggi di seconda o terza fila e non lo dico io, ma gli stessi leader di quella coalizione. Ma sbagliare i candidati nelle grandi città non è un dettaglio: è la prova che il centrodestra non è affidabile e senza Berlusconi – che era il federatore e ha pronunciato parole terribili – è più debole. Noi l’abbiamo fatto tante volte di rifugiarsi nelle piccole scuse per giustificare una sconfitta. Anche in Calabria l’affluenza è stata bassa eppure hanno vinto loro, purtroppo. Con un candidato di Forza Italia, il partito dello schieramento che mi pare sia andato meglio”.
Napoli, Bologna e Milano vinte al primo turno: se l’aspettava?
“Questo risultato dimostra che si vince se si allarga la coalizione oltre il Pd. Anche nel collegio Toscana 12 abbiamo prevalso perché abbiamo allargato, nonostante le polemiche pretestuose sul simbolo: è finita con 12 punti di margine e siamo davanti sia nel comune di Siena sia a Cortona, entrambe amministrati dal centrodestra. Ora si apre la partita dei ballottaggi, che non è il secondo tempo, ma un match tutto nuovo: noi amplieremo ancora il campo e sono certo che vinceremo”.
È ancora Conte il punto di riferimento fortissimo dei progressisti? O tocca a lei guidare?
“Quella era un’altra fase. Con Conte il rapporto è ottimo, lavoriamo bene e continueremo a lavorare, ma sulla nostra coalizione, anche alla luce di risultati di oggi, bisognerà fare un discorso allargato”.
Non starà correndo troppo? In fondo sono solo amministrative…
“Per me sono la prova generale delle politiche perché testimoniano che la destra è battibile. Quando sei mesi fa mi è stato chiesto di tornare, la vittoria di Salvini e Meloni pareva ineluttabile. Noi abbiamo fatto una campagna non sui social o nei salotti, ma casa per casa, sul territorio, fra la gente. Su temi concreti, parlando di ciò che interessa alle persone. Ci siamo riappropriati di due parole – sicurezza e libertà – che parevano appannaggio della destra. Con la posizione su riaperture e Green Pass, abbiamo mostrato che esiste un centrosinistra responsabile e adulto, in grado di governare meglio di chi preferisce strizzare l’occhio ai no vax”.
Fonte: www.repubblica.it